E se anche il formatore scout diventa precario

Questa è una email vera che ho avuto modo di leggere. Si commenta da sola e parla di tanti problemi che dovremmo affrontare come associazione: il doppio servizio (statisticamente non contemplato), la precarietà della vita che si riflette nel servizio anche per chi fa o vuole fare il formatore. E tutto questo quando all’ultimo Consiglio generale si è meglio definita (o si sono messi più paletti, a mio parere) alla formazione (obbligatoria) per fare i formatori.

Ciao ragazzi, purtroppo ho brutte notizie, al lavoro ci stanno facendo notevoli pressioni ed essendo una super precaria, farò molta fatica a prendermi 3 giorni in questo periodo, quindi con grande dispiacere dovrò rinunciare a questa esperienza per riuscire a dedicare il poco tempo che mi è concesso al mio clan. Mi spiace moltissimo e spero in una collaborazione un’altra volta! grazie e scusate ancora.

3 pensieri riguardo “E se anche il formatore scout diventa precario”

  1. Bella situazione questa….

    ma in fondo è semplicemente il problema dei campi di formazione che è arrivato un po’ più in “alto” nella vita associativa.

    quella fascia di capi che da qualche anno a questa parte ha difficoltà tempistica a partecipare alle 2 settimane di formazione (complessive cft-cfm-cfa) per questioni più disparate ora crescendo si sta ritrovando nella possibilità di vivere quella realtà ass. come fare il formatore, entrare nelle pattuglie, i vari stage etc… ma è rimasta con la stessa dinamica lavorativa di prima, e quindi mantiene la sua precarietà, difficoltà nel riuscire a progettare il proprio futuro, insicurezza e tutto ciò che ne concerne.

    se già per un capo unità o aiuto che sia è difficile trovare la settimana per andare al campo di formazione senza perdere troppo tempo di servizio attivo con i ragazzi, per un capo formatore (che magari ha pure lui un unità da seguire) sarà facile trovare non solo la settimana per fare il formatore ma anche il tempo per formarsi a fare il formatore e preparare le relative attività?

    è altrettanto vero che la formazione è essenziale se si vuole fare una proposta valida ai propri capi, ma andrà considerato che piano piano la percentuale di capi che si trovano in un mondo di precarietà raggiungerà quella dei capi più “tranquilli” sotto quell’aspetto.

    io non conosco le statistiche associative, ma penso che la generazione dei formatori di qualche hanno fa’ abbia conosciuto una realtà lavorativa più stabile

    si esagera eh, ma se per assurdo uno volesse riuscire a vivere tutte le proposte dell’associazione gli converrebbe essere disoccupato….

    ultima riflessione però: se a fare i formatori piano piano diventeranno i capi che condividono con gli alievi la stessa dinamica di vita precaria e incerta potranno forse comprenderli meglio e di conseguenza stimolarli e aiutarli attraverso la loro stessa esperienza di chi comunque “nonstante tutto” è riuscito a ritagliare il tempo necessario…

    1. Bellissima riflessione Marco. Il problema che si porrà secondo me è proprio il nonostante tutto che dici alla fine ovvero nonostante tutto riusciremo a ritagliarci il tempo necessario o nonostante tutto dovremo abbandonare il servizio da educatore o formatore?

      1. ah, mi dicono che sono un pessimista, però se continua così temo che ci si diriga verso il secondo nonostante tutto

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